San Domenico


San Domenico
l’uomo della misericordia
e della predicazione della fede

 Nasce nel 1172 a Calaruega, in Spagna. Suo padre, Felice di Guzmàn, è un uomo ricco e onorato. Sua madre, Giovanna d'Aza, è una donna di grande fede e molto caritatevole verso i poveri.Viene battezzato col nome di Domenico, che significa «uomo di Dio». All'età di sei o sette anni viene affidato alla educazione e alla istruzione di uno zio arciprete. A quindici anni passa all’università di Palençia, dove si applica con passione allo studio. Ma durante una terribile carestìa (malattie e miseria causate da una lunga guerra non esita a vendere i suoi amati libri - scritti a mano su pergamene, rari e costosissimi! - per organizzare una distribuzione di cibo per i poveri. 
A chi gli esprime stupore per quel gesto, Domenico risponde deciso: «Non posso studiare su delle pergamene, che sono soltanto pelli morte, mentre molti miei fratelli muoiono di fame». 
A ventiquattro anni Domenico diventa sacerdote in una comunità di «canonici regolari» nella città di Osma. Svolge l'incarico di «sacrista» della cattedrale. Per le sue doti di saggezza e di bontà, viene presto nominato sottopriore della comunità. Anno 1203: il vescovo di Osma, Diego di Açebès, sceglie Domenico come compagno per una delicata missione diplomatica, che comporta un lungo viaggio dalla Spagna alla Danimarca. Dopo aver compiuto la loro missione in Danimarca, Diego e Domenico decidono di recarsi a Roma per chiedere al Papa di poter andare come missionari ad evangelizzare i popoli non cristiani. Ma Innocenzo IlI orienta il loro entusiasmo missionario alle regioni mer idionali della Francia dove tante popolazioni rischiano di perdere la fede. Effettivamente, nell'attraversare quei territori Domenico era rimasto impressionato dall'enorme diffusione della «eresìa albigese» (una forma di grave deterioramento della fede cristiana), e a Tolosa aveva trascorso un'intera notte a discutere con l’albergatore che li ospitava, anch’egli “albigese”, spiegandogli le ragioni della vera fede.

E l'indomani mattina, quando Domenico e Diego ripresero il viaggio, l'albergatore, convinto e convertito, si era riconciliato con Dio e con la Chiesa. Perciò in quel desiderio del Papa i due religiosi vedono espressa la volontà di Dio. Ritornano subito in
Francia e si dedicano con tutte le forze al compito loro assegnato. Ma l'anno successivo il Vescovo Diego muore. Domenico, restato solo, non si perde d'animo. Per dieci anni si dedica instancabilmente all'azione missionaria:
pubblici dibattiti, colloqui personali, trattative, discussioni interminabili, predicazione, sfide... e tanta tanta preghiera e dura penitenza, da cui attinge forza ed efficacia per il suo apostolato. Indossa una semplice tunica di lana bianca, con un mantello sulle spalle, e si fa chiamare fra’ Domenico. Nell’anno 1206 ha fondato a Prouille, alle falde dei monti Pirenei, un monastero femminile - il primo - per accogliervi donne e ragazze convertite dall'eresìa, associandole con la loro vita di preghiera alla sua predicazione.Nel 1215 il Vescovo di Tolosa, Folco, nomina ufficialmente fra’ Domenico «Predicatore» della sua diocesi. Nella predicazione Domenico è instancabile. Viaggia sempre a piedi. Fuori dai centri abitati, si toglie le scarpe per spirito di penitenza e di povertà. Durante il cammino prega e canta. Nelle soste predica la parola di Dio. Ha un metodo semplice ed efficace:racconta e spiega qualche episodio del Vangelo, poi invita tutti a recitare le preghiere semplici del «Padre nostro» e dell’«Ave Maria». È il preludio del Rosario.

Attratti dal fervore e dall'entusiasmo di fra’ Domenico, alcuni giovani scelgono di associarsi a lui. Nell'aprile di quello stesso anno nasce a Tolosa una prima “Comunità di Predicazione” formata da fra’ Domenico e dai suoi compagni. Il bene compiuto da questa for ma di apostolato è sempre più evidente. Occorre l'approvazione del Papa. Domenico e il Vescovo Folco si recano a Roma. Innocenzo IIl approva la fondazione di Prouille e Ia “Predicazione” di Tolosa. Fra’ Domenico è sempre gioviale e lieto, anche nelle difficoltà. Dal suo volto sempre sereno promana una luce come se una stella gli brillasse in fronte. Conquista le anime a Dio e affascina alcuni giovani attirandoli nel suo Ordine al servizio del Signore. Tornato a Tolosa, Domenico progetta e scrive una prima «regola» di vita e di attività dei suoi «frati» (= fratelli). Nell’anno 1216 è di nuovo a Roma per l’approvazione definitiva. Mentre prega con fervore nella basilica di San Pietro, gli appaiono in visione gli Apostoli Pietro e Paolo. Gli consegnano il bastone da viaggio e il Vangelo dicendogli: «Va’ e predica, Dio ti ha scelto per questo».
Il 22 dicembre un nuovo Papa, Onorio IIl, approva in modo ufficiale l'Ordine e la Regola dei «Frati Predicatori». Fra’ Domenico ora sa con certezza che deve far conoscere e diffondere questa nuova forma di vita e di apostolato. Tornato in Francia, invia i suoi pochi frati in varie parti d’Europa. La consegna è: fondare nuovi conventi, frequentare le università e predicare. È sicuro che la Madre di Dio accompagna e protegge i suoi frati. Egli poi, con un compagno, parte per l’Italia. A Bologna istituisce una Comunità di Predicazione. Intanto ne sorge una anche a Roma, presso la chiesa di San Sisto. Il 17 maggio 1220 la Comunità di Bologna è in grande animazione. Sono giunti i rappresentanti di tutte le comunità d'Europa per il primo Capitolo Generale dell'Ordine dei Predicatori», che si riunisce per esaminare e discutere le regole di vita e di apostolato. Sorprendendo tutti, fra’ Domenico chiede umilmente di essere sostituito nell'ufficio di Maestro (Superiore) Generale dell'Ordine, ma i frati respingono le sue dimissioni. Semplici, chiare, concise vengono redatte le «Costituzioni» dell’Ordine. Vi si legge tra l'altro: «Il nostro Ordine, fin dall'inizio, è stato istituito per la predicazione e la salvezza delle anime, perciò il nostro studio ha come principale scopo l'utilità del prossimo». Alla fine di quell'anno fra’ Domenico è di nuovo a Roma. Vi fonda - come a Prouille, in Francia - un monastero femminile di sessanta religiose presso la chiesa di San Sisto.
Poi per la sesta volta il santo lascia Roma, a piedi come sempre. Lungo il viaggio, a Siena e a Firenze, sosta nei conventi del suo Ordine, dove la fraterna accoglienza dei religiosi gli reca grande conforto.
Non ha ancora cinquant’anni, ma le austere penitenze, le lunghe veglie di preghiera, gli spossanti viaggi (è arrivato a percorrere, a piedi, più di cinquanta chilometri giornalieri!...) e l'enorme lavoro apostolico lo hanno ormai
logorato. Tuttavia fra’ Domenico non si da per vinto. C'è ancora tanto da fare!
Maggio 1221: è a Bologna per partecipare al secondo «Capitolo Generale». Nei mesi di giugno e luglio predica nelle città del Veneto. Alla fine di luglio lascia Venezia e torna a Bologna, esausto. È il 6 agosto. Steso su un povero pagliericcio in una celletta non sua, fra’ Domenico muore consolando i suoi frati che lo attorniano.
«Non piangete – dice loro - perché vi sarò più utile e vi procurerò maggior frutto dopo morte di quanto non abbia fatto in vita». Dopo appena tredici anni dalla sua morte, fra’ Domenico è proclamato santo dal papa Gregorio IX. Il suo corpo è conservato a Bologna in una splendida arca marmorea, nella basilica che porta il suo nome.

I disegni che illustrano la vita di San Domenico sono di suor Maria Benedetta Smerieri, monaca domenicana
 
La festa di San Domenico è celebrata in tutta la Chiesa l'8 agosto.

Deserto nella città

 
UN CELLULARE SPECIALE
Puoi immaginare cosa succederebbe se noi trattassimo la Bibbia nel modo in cui trattiamo il nostro telefono cellulare?
...se noi trasportassimo la Bibbia nello zaino, nella borsa, appesa alla cintura, o nella tasca?
...se le dessimo un colpo d'occhio molte volte nella nostra giornata?
...se tornassimo sui nostri passi per cercarla, dopo averla dimenticata a casa o in ufficio?
...se l'utilizzassimo per mandare dei messaggi ai nostri amici?
...se se la trattassimo come se non potessimo vivere senza di lei?
...se se la regalassimo ai nostri figli ed amici, per essere sempre in contatto con loro?
...se la portassimo con noi in viaggio, nel caso in cui avessimo bisogno di aiuto?
...se la aprissimo immediatamente in caso di pericolo? Contrariamente al cellulare, la Bibbia ha sempre campo. Possiamo connetterci ed essere sempre in contatto con Dio, in qualsiasi luogo (persino in alta montagna o in mare aperto).
Non dobbiamo preoccuparci della mancanza di credito, perchè "Gesù ha già pagato per sempre la ricarica", e i crediti sono illimitati. Ancora meglio: la comunicazione non viene mai interrotta, e la batteria è caricata per tutta una vita. 
(Nuovo progetto - Sermig)
Fatica, stanchezza, nervosismo, sucettibilità vengono da soli.
Vivacità, freschezza, amabilità, letizia e coraggio sono doni di Dio, segni dell'incontro con Lui.
Basta stare in ascolto, sprecare tempo per entrare in contatto con la sua Parola di vita eterna.
Essere subito a disposizione della Parola: un'avventura appassionante. Insieme è più facile.
Deserto nella città

DOVE:     all'Ara Crucis, un monastero di clausura.
QUANDO:  da domenica 20 settembre (ore 17) alla messa di lunedì 28.
CON CHI:  con la comunità e con chi desidera partecipare.
COME:     gli impegni della vita quotidiana e il contatto con Dio, si intrecciano in un clima attento. A Lui il primo posto: Parola di Dio, Eucarestia, silenzio. Azzerati TV, radio, giornali e tutto quello che si può rimandare.
                                                                                                                 
Iscrizioni entro il 13 settembre presso l'Ara Crucis
Via degli Insorti, 27 - Faenza
Tel. 0546.21399 - Email: aracrucis@alice.it
                                                                                                                 
 
  Domenica  20:
              - Ore 17: Avvio al Deserto
              - Adorazione giudata
              - Vespri
   Ogni giorno:
              -   6,30 - Messa e Avvio alla Lectio Divina (Domenica 27: Messa ore 9)
              - 20,30 - Adorazione e Communicatio
              La chiesa è sempre aperta (dalle 6 alle 19; dalle 20 in poi).

    Don Marco Farolfi e don Marco Corradini rimangono all'Ara Crucis tutta la settimana, disponibili per confessioni ed incontri personali.
    Si suggerisce vivamente di programmare le giornate in modo da prendere parte al percorso completo. Chi non potesse partecipare con regolarità a tutti gli incontri, è invitato a prendere accordi per personalizzare il cammino.


                                                                                            
Facciamo silenzio
prima di ascoltare la Parola,
perchè i nostri pensieri
sono già rivolti verso la Parola.

     Facciamo silenzio
     dopo l'ascolto della Parola,
     perchè questa ci parla ancora,
     vive e dimora in noi.
  
Facciamo silenzio
la mattina presto,
perchè Dio deve avere
la prima Parola.
  
     Facciamo silenzio
     prima di coricarci,
     perchè l'ultima Parola
     appartiene a Dio.
  
Facciamo silenzio
solo per amore della Parola.

                       (Dietrich Bonhoffer)
                                                                  

San Giacinto


SANTI DEL SANTUARIO

NOSTRA SIGNORA
DI FONTANELLATO
                                                   
17 agosto: SAN GIACINTO
(1183 -1257) Sacerdote e missionario
                                                   
INNO DALLA LITURGIA DELLE ORE

Giacinto, ambasciatore di Cristo,
fu inviato per la predicazione
del Vangelo che salva.
Sparge ovunque il buon seme
e la luce del vero: il suo linguaggio
è fuoco e la sua vita splende.
Le vie della salvezza insegna,
e santa vita: la sua parola muove
i cuori a conversione.
Strappa al demonio molti,
anche i duri di cuore, e li prepara
al regno di Dio, infrangendo il male.
A te sia gloria, o Dio,
nei secoli dei secoli: Giacinto
per noi ottenga di unirci ai tuoi beati. Amen.

San Giacinto (Jacko) Odrovaz Apostolo della Polonia

Cracovia, Polonia, 1183 c. - 15 agosto 1257

Nato in Slesia nel 1183, è parente stretto di Iwon Odrowaz, vescovo di Cracovia. Studiò diritto e teologia a Cracovia, Praga e Bologna e fu ordinato sacerdote e poi canonico della cattedrale di Cracovia; successivamente giunse a Roma e fu quasi sicuramente in Italia che, nel 1221, incontrò san Domenico di Guzman, che nel maggio di quell'anno celebrò il secondo capitolo generale del suo Ordine.

Decise di diventare domenicano e dopo il noviziato ripartì per l'Europa orientale, dove aveva ricevuto l'incarico di diffondere l'Ordine: fondò i conventi di Friesach, Cracovia, Danzica e Kiev; per conto di papa Gregorio IX, lavorò per l'unione delle Chiese d'oriente e occidente. Nell'iconografia Giacinto appare vestito dell'abito domenicano e porta in una mano l'ostensorio e nell'altra una statua della Madonna.

Secondo un racconto del XVI secolo infatti, mentre fuggiva con l'ostensorio durante l'attacco dei Tartari a Kiev, fu richiamato da Maria perché prendesse con sé anche la sua statua.

Muore il 15 agosto 1257. É canonizzato da papa Clemente VIII nel 1594.

Un laico domenicano in partenza...

Aloes - South Africa - July 2006Image by Martin_Heigan via Flickr

L'altra sera, nonostante il caldo, le zanzare, le pizze, la fraternita San Pio V di Faenza ha salutato il confratello Alessandro M. che partirà per l'Africa.
Non è la prima volta che si sobbarca l'onere di imbarcarsi su un aereo.
E non solo per portare la sua capacità organizzativa, il suo sorriso, la sua preghiera e fiducia nella Provvidenza... in una terra ricca di sole, di risorse naturali e di immense possibilità.
Stavolta riparte per seguire anche la sua vocazione, l'affresco che stà dipingendo insieme al buon Dio.
Ora non sappiamo cosa andrà a fare o come sarà la sua giornata...
Sicuramente, il suo quotidiano, scandito dalla preghiera e dal servizio alle persone che incontrerà, servirà a percorrere quel cammino formativo, che lo preparerà a spendersi meglio nelle prossime attività in terra d'Africa.

Ashante Sana, Alessandro!
Grazie per la tua presenza attiva e costante nella fraternita.
Questo è un arrivederci, in attesa del tuo prossimo ritorno, ed un augurio che ogni mail o lettera o telefonata saranno il ponte della nostra amicizia fraterna.
Fra Giovanni M.


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Festa di San Domenico... Primi Vespri

San Domenico di Guzmán affresco in un Pilone v...Image via Wikipedia

Finalmente!

Dopo una novena intensa e molto, molto calda, è arrivata la sera del 7 agosto 2009.
Al monastero dell'Ara Crucis (Faenza), durante la novena, abbiamo avuto modo di riflettere alla figura di san Domenico, colto nella dimensione dell'Anno Sacerdotale...

Le riflessione, i momenti di preghiera e tutta la liturgia cercava di farci scoprire e meditare il sacerdozio di san Domenico e la sua vita di impegno per la salvezza delle anime.

Il momento di festa, presieduto dal Vescovo Claudio Stagni, rallegrato dalla liturgia, preparata con cura dalle monache domenicane dell'Ara Crucis e dai laici domenicani è
volato come un battito d'ali di colomba.

Monsignor vescovo ha approfondito, con una breve meditazione, il carisma di san Domenico, il valore della preghiera ed ha concluso con l'immagine di san Domenico che "parlava o di Dio o con Dio".

Fra Giovanni M.
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